l mio primo incontro con la Street Art fiorentina e dintorni.
In questo volume descrivo la mia ricerca sulle origini della Street Art e la sua diffusione a Firenze negli anni '80 del XX secolo, per poi documentare con mie fotografie due interventi: l'Ospedale Banti a Vaglia (FI) e la mostra open art R.U.S.Co di via Stalingrado a Bologna.
Artisti presenti: 639 crew - About Ponny - Ache77 - Alexander Tadlock - Andrea Casciu - Bdn - Bibbito - Blazer - Carlos Atoche - Collettivo Fx - Dada - Dissenso Cognitivo - Djohnny.ɘnte - Exit Enter - Hazkj - Hopnn - Hpc crew - Incursioni decorative - Insane - James Vega - La sciura - Marcho - Nemo’s (- Paolo Secchi - Psyco - Sharko - ƧИƎM - Standard - Stelle confuse - Tommaso Tozzi - Urto - Valda - Zolta
Bossura grecata e fresata, formato 28 x 21 cm, 140 pagine.
Per informazioni e acquisti: QUI
Introduzione - di Andrea Moneti
«Da qualche anno seguo con interesse e curiosità l’arte contemporanea e il fenomeno della urban-art, fin da subito colpito dalla sua varietà e molteplicità, che rende abbastanza difficoltoso anche il solo catalogarla o rinchiuderla in definizioni e categorie precise.
È generalmente difficile poterne parlare con gli artisti che vi si cimentano, a causa dell’aura di illegalità che questa pratica incorpora: molti (quasi la totalità) degli interventi sono eseguiti in ambienti non destinati ad installazioni artistiche. Generalmente la bilancia della legittimità pende pericolosamente dalla parte del torto e l’anonimato diventa quindi una necessità.
Ciononostante è anche questo aspetto che rende la street-art e il graffitismo un’espressione artistica particolarmente eccitante per chi la pratica.
Il risultato, poi, suscita sentimenti con una dicotomia pronunciata: o lo si ama o lo si odia, con sufficienza viene tollerato, ma in ogni caso è certo che gli interventi non passano inosservati.
Credo davvero che documentare questa realtà da punto di vista fotografico sia una necessità ineludibile e necessaria per non perdere traccia delle evoluzioni del paesaggio urbano, dato il carattere temporaneo e transitorio delle realizzazioni che si susseguono sovrapponendosi.
Nonostante abbia riflettuto a lungo sul tipo di progetto da realizzare, la mia indecisione verteva sul tipo di trama che mi permettesse di narrare il panorama così variegato che ho incontrato. Talvolta non è mi stato facile neppure avvicinare gli artisti durante le loro performances, e da alcuni ho ricevuto anche critiche per aver pubblicato sul mio sito delle foto di pezzi non terminati.
Non condividere la stessa generazione degli artisti è stato uno dei limiti a queste relazioni. Credo quindi che, in definitiva, il mio rapporto con la street-art fiorentina sia stato più che altro a senso unico, e a volte questo feeling non ricambiato mi ha fatto anche astenere dal seguire alcuni eventi.
Ciò premesso, quello che ho infine pensato di realizzare è una documentazione dell’evoluzione degli ambienti che ho fotografato nel corso di alcuni anni, organizzando un lavoro in più volumi per agire con un certo grado di libertà, in modo da poter mettere in risalto le immagini che mi hanno colpito.
Parafrasando Tommaso Tozzi quello che intendo realizzare è quindi un’opera “a posteriori”.
Spero che questo mio modesto e piccolo contributo, come afferma Tozzi, possa contribuire a “restituire un senso autentico” a opere d'arte secondo me ingiustamente bistrattate.
Andrea Moneti - Aprile 2021»
Prefazione di Carlo Ciappi
“…poi con secchi di vernice
coloriamo tutti i muri
case, vicoli e palazzi…”
Se cominciamo ad approfondire questa giovane espressione artistica, cercare di capire la Street Art, capiamo subito che è una questione complessa da definire e anche chi nell’arte naviga a vista, ha delle difficoltà a trovarne i concetti univoci per definirla e descriverla in virtù di tutti i generi, ma anche sottogeneri, che sono racchiusi in lei, ma ancor di più per il rapido avvicendarsi di stili e tecniche via via affermatesi. Gli spettatori che contemplano una qualsiasi opera murale hanno giudizi diversi gli uni contrari a gli altri, qualcuno pensa che venga, con le opere, abbellito il quartiere o il muro, un vecchio edificio mentre, altri, valutano che con questa arte venga deturpato il paesaggio. Sicuramente va analizzato caso per caso, valutarne l’aspetto tecnico/artistico di ogni singola opera, ma anche quello contenutistico e appropriato per ogni singolo posto, che non confligga troppo con l’aspetto paesaggistico, bisogna riconoscere che molti buoni artisti riescono a produrre pregevoli lavori, purtroppo esistono anche degli imbrattatori veri e propri. Gli artisti di questa seconda specie, molto spesso, lavorano sotto impulsi dettati da una passione politica, sportiva oppure amori mal riposti e mal corrisposti, questi danneggiano i colleghi più preparati e motivati, sia per tecnica, sia per concetto espresso, poi anche per il buon senso nella scelta di immagini appropriate al sito dove andranno ad operare. Sicuramente è da riconoscere che questa corrente artistica ha cambiato, ad ogni latitudine, l’aspetto del mondo, questo dovuto anche alla velocità di comunicazione che offre il nostro tempo agli artisti usando i mezzi moderni dell’informazione con cui si confrontano e coalizzano. Senza dubbio l’impulso e lo sviluppo espressivo della Street Art sono dovuti all’entrata in scena della bomboletta spray, velocizzando con questa l’esecuzione del lavoro e potendo disporre di un grande assortimento di tonalità cromatiche.
Sul muro di un palazzo, nella piazza dove sono nato, ben riposta sotto il tetto per proteggerla, c’era una scritta dell’epoca mussoliniana, eseguita in maniera esemplare, perfetta, “vincere e vinceremo” poi la firma di chi quelle parole le aveva pronunciate. Quando arrivò l’età di capire qualcosa della vita, mi irritavano quelle parole per il ferale significato che avevano provocato, ricordo pure che molte persone imprecavano al passaggio di fronte a quel palazzo. Non rimanevo certo ben impressionato, dopo del tempo, al pullulare di veri sfregi a muri o con delle firme inutili e parole che non erano degne di stare a fare bella posta al guardare di tutti sui muri delle case e sui vagoni dei treni. Per fortuna qualcosa è cambiato e oggi si vedono cose a volte sorprendenti fatte a regola d’arte, come se il muro fosse un foglio pregiato di Fabriano, allora viene da soffermarsi e non imprecare più verso l’autore del murale.
Tutto questo ha una buona ragione, ai nostri giorni, di essere considerato, studiato e approfondito, quindi un artista come Andrea Moneti capace di addentrarsi in questioni particolari anche se ostiche, si è ben destreggiato in questo suo primo volume dei tre previsti al riguardo della Street Art. Il nostro Autore ha considerato con esattezza e precisione pure tutti quegli aspetti che non sono soltanto artistici o relativi ai vari stili, ci fornisce una puntuale analisi delle collateralità che esistono intorno la complessità di questa arte. Sarebbe forse più leggero, il compito dell’autore, ci fosse da parlare soltanto di opere come quella realizzata, nel 1989, da Keith Haring a Pisa sull’esterno della Chiesa di S. Antonio, opera benvoluta da tutti, e ben curata nel tempo dalle Istituzioni cittadine, ma in questa branca artistica c’è anche altro, tanto altro, meno valorizzato e di collocazione in quei posti che qualcuno definisce di frontiera.
Il libro si divide in due capitoli e ognuno mostra due siti diversi e quanto è stato prodotto in quei posti, uno di archeologia sanitaria, l’altro industriale situati in due regioni diverse, se vogliamo vicine, ma diversa è l’anima dei murales rimasti sulle pareti di questi due luoghi.
Il tema del volume, il primo di quella che sarà una più estesa indagine, è originale, il contenuto è di grande spessore, parola e immagine si fondono e si integrano vicendevolmente e, per il lettore, sarà un viaggio per approfondire un argomento di non frequente trattazione.