C’era una piazza a Firenze dietro la stazione di Rifredi incrocio di strade e luci e semafori e lavori in corso e tutti quanti ad attraversare sulle strisce bianche sporche slavate come il mercato lungo la ferrovia che lungo il binario trema a ogni passaggio del treno e vecchi oziosi e negri che vendono cianfrusaglie su cartoni imballati chissà come usati per tavolo giaciglio e spago per chiudere sogni e occhiali da sole e ombrelli quando piove e poi i negozi di un lusso che ti guarda con l’orologio che tic che tac ti dice ma cosa serve sapere l’ora che c’è riflessa in tutte le vetrine polsi di ingiaccravattati impiegati veloci che l’ora sta passando e c’è da correre lavorare e basta cazzeggiare - Io ci ho passato la vita in quella piazza sulle strisce e sugli incroci aspettando luci verdi e passa prima te poi passo io mai alzando lo sguardo ma sempre con gli occhi a terra o sulle luci che prima verdi ora rosse poco gialle ti ordinano cosa fare senza mai sapere quanti piani hanno quei palazzi che tutti insieme ignoriamo e scansiamo veloci dietro l’angolo a correre per poi dover tornare sui propri passi anni passati a traversare e caffè veloci e basta e grazie e arrivederci. Adesso è estate la piazza sembra vuota alzo lo sguardo e conto i piani dei palazzi e le antenne e tutto quanto e quanto tanto tempo passato come in apnea troppo forse è tardi forse no per ascoltarne anche i suoni le luci e gli odori per viverla.
Piazza Dalmazia, Agosto 2014
(Testo composto come omaggio a Jack Kerouac)