La didascalia della fotografia di Giuseppe Bernini non tragga in inganno l’osservatore. Il braccio sinistro teso non è quello dell’ ”ultimo pugno”, del ko definitivo.
Può esserne invece il preludio: è un colpo che fa alzare la guardia all’avversario consentendo la rotazione del tronco e il caricamento del braccio destro, in modo da accumulare l’energia da scagliare con tutta la spinta del corpo.
Il puntum di questa immagine è certamente l’occhio del pugile, lo sguardo attento a cogliere l’effetto del colpo e a intuire una eventuale reazione o un segnale di apertura della guardia avversaria.
I due pugili risultano isolati anche per il taglio verticale della fotografia e non si intravede nessuna traccia del pubblico né dell’ambiente circostante.
Questa modalità espressiva e la scelta di congelare lo scatto con un tempo molto rapido forniscono a questa immagine un significato di tensione, attesa, preparazione.
Il punto di ripresa scelto dall’autore, ai margini del quadrato e dal basso, ha favorito la ricerca di questo sguardo, che è posto al centro di una diagonale che attraversa il fotogramma, ben delineata anche dalla luce dall’alto che lambisce i profili e che crea una ombra importante lungo il busto del pugile, alleggerendone la presenza complessiva sull’immagine e sottolineando invece la linea del braccio.
Una immagine cercata in modo ragionato e realizzata con maestria, che non cade nella facile retorica della rappresentazione della “noble art” e che si contraddistingue per la riuscita composizione.
Andrea Moneti - Maggio 2016